...Mentre organizzo il mio tempo e le mie ultime giornate di lavoro, ascoltando l'ultima "fatica" degli Interpol (per ora sembra non certo originale rispetto al passato ma piacevolmente ascoltabile :D), penso a quando, tra due giorni, sarò in una terra lontanissima d'Oriente.
Mi chiedo se tornerò anch'io innamorata, se verrò trattata come una divinità solo perchè turista e perchè anche i turisti tirano fuori l'innato senso del dovere radicato nella cultura giapponese. Mi chiedo se mangerò pesce crudo, riso e spaghettini di soia e se berrò miso soup e tè verde fino alla nausea (siii quanto non vedo l'ora). Mi chiedo se i tatami e i letti appoggiati per terra dei vari Ryokan in cui avremo modo di pernottare saranno comodi. Mi chiedo se il tre come numero di persone che viaggiano insieme sia giusto. Mi chiedo se i nostri gusti e le nostre esigenze si concilieranno e si incontreranno senza sfociare in spiacevoli episodi. Mi chiedo se riuscirò a vivere l'esperienza di un capsula hotel. Mi chiedo se al caos bizzarro, al grigiore illuminato, al rigore malsano e alla vitalità maniacale di Tokyo preferirò i templi di Kyoto o la vita notturna di Osaka. Mi chiedo se supererò di nuovo la timidezza immergendomi in una vasca di un Onsen senza nulla addosso. Mi chiedo se convincerò i miei compagni di viaggio a entrare in un karaoke come quello di Lost in Translation, ai piani alti di un mega grattacielo, chiusi in una stanzetta a bere e cantare dimenticandosi della realtà che sta fuori.)
Forse mi chiedo fin troppo: dovrei semplicemente smettere di informarmi su tutto e godermi il viaggio per come viene. Qualsiasi cosa vedrò sarà una sorpresa e una novità.
Infine, mi chiedo già da ora se mai ci tornerò, in altre circostanze e con altre predisposizioni mentali.
(Confesso che non mi dispiacerebbe "testare" anche un Love Hotel a tema... ma in Giappone, si sa: SE lo si ama, ci si torna. Sooner or later. Vedremo quindi quale sarà il mio verdetto)
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