mercoledì 28 luglio 2010

sclerosi nazionaliche

Mi dimenticavo di dire che il 26 luglio, qualche giorno fa, c'è stato l'anniversario della morte di Evita. Se a noi pare un personaggio ormai del passato, qui sembra sia morta ieri. La città è tappezzata di poster con la sua faccia, in ogni lato, Evita vive, Movimento Evita ecc. ecc. e c'è stata una enorme sfilata per tutta la città in onore di questo anniversario.

Se si ascoltano le conversazioni della gente del posto, dal taxista al cassiere, Evita salta fuori.

Questo potrebbe far pensare a un pensiero politico ancora legato a fantasmi del passato, ma anche a un luogo dove personaggi che hanno fatto la storia di questo paese non vengono dimenticati, dove il lavoro e la vita di queste persone sono tenuti in forte considerazione e hanno tuttora un peso.

Il paragone con l'Italia è servito sul piatto d'argento, il nostro paese sembra avere il primato per il dimenticatoio riservato a personaggi come Gramsci o Berlinguer.

E come succede con Dante, di Gramsci ci sono mega esperti e si danno grandi lezioni negli ambiguamente colti States, mentre in Italia i saggi del politico non sono più reperibili da anni [fuori catalogo, fuori edizione, fuori spazio-tempo].



A god(dess) on a stage

Anche ieri sera ho avuto il piacere di assister ad un ottimo concerto -in altrettanto ottima compagnia :) - sito in una location spettaculare come il bel paesino medioevale dell'entroterra riminese, conosciuto come Verucchio.
Da lì anche solo il panorama e la sensazione di privilegio che si prova a trovarsi in quel luogo in quell'esatto momento (con altre NON TROPPE persone), varrebbero il prezzo del biglietto. Se poi ci aggiungiamo una band che ha pubblicato due tra gli album migliori dagli anni 90 ad oggi, i Mercury Rev, non possiamo che elevarci ancora di più verso la divina scia che si lasciano dietro alcuni eventi musicali.
Psichedelici, Orchestrali, talvolta orecchiabili talvolta sperimentali, ma sempre sopra le righe.
(sì, sto esagerando e.. sì, scriverò soprattutto di musica in questo blog, essendo io persona sedentaria -a detta della compare MariaGrace dagli occhi blu- e che al momento e per un periodo ancora non ben definito non ha intenzione di spostarsi se non per fugaci ma intense serate musicali et similia).
Vado ora ad iniziare la giornata lavorativa.
A presto su questi (e su quegli altri, dall'altro capo del mondo) schermi.


martedì 27 luglio 2010

cause I don't longer know what home is

Dodicesimo giorno in ostello, comincia a starmi stretta la camera che condivido con altre sei persone, il disastro di roba (altrui) accumulata per terra e della mia accumulata sopra il letto.

Sono all'ultimo paio di calzini puliti, la privacy me la sono dimenticata da ormai un bel po'. Per non parlare del bagno condiviso con tutto il piano.

Prima di entrare nel mio appartamentino in affitto manca ancora un'intera settimana. I disagi sono tanti ma ci si diverte un sacco. Nella cucina all'ultimo piano si forma ogni giorno una sottospecie di famiglia, che cambia ogni giorno i suoi protagonisti. I tempi sono accelerati: in ostello in meno di mezza giornata si diventa amici e si condivide tutto. Brasiliani, americani, britannici (e nessun italiano incontrato fin'ora) uniti in cucina davanti a un piatto di cose da mangiare non ben definite.

Primi giorni di lavoro durissimi: le persone che ti guardano con sospetto, assenza di fiducia, niente da fare se non i soliti lavori astrusi tipo scrivere indirizzi su decine di cartoni da spedire che ti chiedi perchè cacchio ho studiato 5 anni che a scrivere ho imparato alle elementari! E poi ricevere anche i complimenti per la magnifica scrittura, ma uno certi complimenti non gli viene in mente che non li dovrebbe fare????

E dopo una settimana di disagio finalmente qualcosa si smuove, dopo avermi studiato finalmente si rendono conto che non sono venuta dall'italia per fissare un muro e che so fare ben di meglio che avre una bella scrittura, quindi felicitazioni per l'inizio di una nuova settimana esaltante piena di nuove responsabilità lavorative!!!



Ahhh eggina eres una bandida (si pronuncia bangida, è portoghese vuol dire birbante!) mi fai questi tiri sentimentali mentre sto dall'altra parte del mondo.

E soprattutto con un tema caldo come quello della musica che ti puoi immaginare qui non proprio eccellente DICIAMO.

INVIDIA MAXIMA soprattutto per i Kings of Convenience, che sofferenza.

Dunque cercherò di trovare argomenti per controbattere alla poderosa offerta musicale di Ferrara.

La domenica a San Telmo, il quartiere del tango, povero e popolare, c'è un mercatino di antiquariato incredibile e così pieno di oggetti inusitati che la nostra Eugi sarebbe uscita di testa, telefoni ottocenteschi, giocattoli storici, cartoline, posters, intere collezioni di vecchie scatole di cerini: una meraviglia. Tutto questo circondato da spettacolini di tango e musicisti incredibili.

Ovviamente ho fatto delle foto, e ovviamente mi sono dimenticata il cavetto per importarle nel pc, pessimo! Ne metto una trovata in interneci di un baracchino in cui c'erano solo telefoni, dì non ne vorresti uno così per il tuo appartamentino?


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sabato 24 luglio 2010

Fenomeni Sotto le Stelle

Cos'hanno in comune un mezzo texano, un islandese e due norvegesi???
Beh, il potere di catturare, ognuno a modo suo, l'attenzione di noi privilegiati spettatori che spesso partecipiamo agli eventi per i motivi più disparati: perchè spinti dalla parola "gratuito", perchè incuriositi da quei pochi brani che si aveva avuto il piacere di ascoltare a casa e condividere con qualche amico online, perchè qualche parola più convincente e zuccherosa ci ha permesso di vincere il biglietto, perchè si voleva accompagnare qualcuno che ci teneva più di noi etc...
Beh, nessuno dei personaggi che ho nominato sopra mi ha lasciato indifferente.
  • Micah P Hinson, un Johnny Cash dei nostri giorni: una chitarra scordata -quasi a renderla più umana e vicina al suo "padrone"- ed una voce cupa e vissuta che mai assoceremmo ad una faccetta così "imberbe" e a quel suo look da collegiale che ha appena scoperto lo stile hype dei suoi coetanei e non vuole passare per quello che rimane indietro (finendo quindi per apparire quasi ridicolo). Il suo passato sofferto (droga, prigione, situazioni critiche tutte vissute prima dei 25 anni...) ce lo racconta lui stesso ma sdrammatizzando senza giri di parole e senza filtri per la sua "unpoliteness". E se non ce lo racconta lui trapela comunque da quella voce e da quella chitarra, dalla sua schiettezza nevrotica e tabagista che lo fa salire e scendere dal palco senza una logica, togliendosi e rimettendosi la borsa in finta pelle e accendendo sigarette scusandosi ripetutamente e insistentemente col suo pubblico. Ci ha incuriosito, intenerito, stupito, infastidito, ci ha fatto venire voglia di scoprire qualcosa in più sul suo conto, magari portandoselo in giro per una birretta post-concerto a Ferrara. Ci ha però soprattutto commosso, nel senso meno "zuccheroso" del termine.
  • Jònsi: presentato in modo così asettico e poco poetico dal poster all'ingresso di piazza castello (con su scritto "Jonsi - il cantante dei Sigur Ros"), ha regalato uno show che potrebbe far saltare il suo concerto tra i primissimi posti della "classifica dei migliori concerti mai visti". Una scenografia silvestre, studiata a puntino per regalarci immagini di alberi, di animali dall'andamento e dalle movenze così sinuose e così ben fusi con le note da farci rimanere inebetiti, con gli occhi sognanti. Un'intera band alle spalle che non è certo paragonabile ai Sigur Ros ma è comunque affiatata.. i loro movimenti sul palco ricordavano quasi quelli di bambini in una ludoteca... ogni strumento era come un giocattolo che maneggiavano con naturalezza e con dei sorrisi ingenui e spontanei incollati alla faccia: contagiosi. La voce di Jonsi è come ce la ricordavamo ai tempi dei Sigur Ros: eterea, da creatura dei boschi...Però questa volta è meno irraggiungibile, meno ultraterrena: saranno i ritmi più pop, la batteria regolare e martellante, i costumi a tema o le piume colorate... ma Jonsi è riuscito ad accaparrarsi anche un pubblico molto giovane e da "fan club": ce l'ha dimostrato la prima fila, formata unicamente da ragazzine addobbate con ogni genere di gadget a tema, addestrate e pronte a sfoggiare gli accessori giusti al momento giusto... in fondo tenere, a modo loro.
  • Kings of Convenience: non c'è bisogno di descriverli... due macchiette venute dal nord: il primo, Erik, tentava in modo molto composto e formale di interagire con il pubblico; l'altro (Erlende) semplicemente più "colorato", a partire dalla camicia a quadretti colorati e dai panaloni ROSA :) E' un vero e proprio clown, il palco è il suo ambiente naturale e la sua faccia da ragazzino nerd che ne ha combinate di tutti i colori ed è forse cresciuto troppo in fretta è così divertente che verrebbe voglia di portarselo a casa. Ma oltre a farci sorridere, questi due personaggi, con le loro due chitarre perfettamente sincronizzate e le loro voci soft che si sovrappongono con innata sintonia, ci hanno fatto amare ancora di più le loro canzoni che non smetteremmo mai di ascoltare: sono capaci ogni volta di proiettarci in un mondo bucolico dai colori accesi e dal sole accecante .. ma anche un mondo (quello da cui provengono) solitario, nordico, norvegese, dai colori chiari e freddi; mondo che per ora posso solo immaginare.
Mi è sembrato di captare, ascoltando una delle loro canzoni, una porzione di testo che mi sarebbe potuta piacere... sono andata ora a pescare il testo completo.. la canzone è Homesick. Dico la verità: nel leggerla mi è quasi scesa una parvenza di lacrima perchè credo non ci sia canzone più adatta, in questo momento, da dedicare alla nostra Meri che ultimamente sembra volerci salutare troppo spesso... Dal momento che non era con me al concerto a cui SO che avrebbe voluto partecipare.. incollo qui il suddetto testo "colpevole" (di aver rotto per un attimo il mio muro di algiditas :p):

I lose some sales
and my boss won't be happy
but I can't stop listening to the sound
of two soft voices blended in perfection
from the reels of this record that I found

every day there's a boy in the mirror
asking me
what are you doing here
finding all my previous motives
growing increasingly unclear

I travelled far and I burned all the bridges
I believed as SOON as I hit land
all the other
options held before me
WILL wither in the light of my plan

so I lose some sales
and my boss won't be happy
but there's only one thing on my mind
searching boxes underneath the counter
on a chance that on a tape I'd find

a song for
someone who needs somewhere
to long for

homesick
cause I no longer know
what home is.



giovedì 22 luglio 2010

Tante facce di civiltà

Buenos Aires continua a mantenere il suo dignitoso aspetto di città più europea dell'America Latina, ma dal 2002 da capitale più cara del continente è diventata la più economica.
La povertà non ti si appiccica addosso, la si nota in momenti ben distinti. Come in tutte le grandi metropoli, mentre sei in metro o seduto in un bar ti capita di incontrare venditori ambulanti o mendicanti. Nonostante tutta la buona volontà possibile, un certo disagio è inevitabile, ma qui è presto rimpiazzato dalla sorpresa dell'incredibile dignità delle persone che non chiedono nè si lamentano, e dall'incredibile rispetto dei Porteños (abitanti di Buenos Aires) che a volte li conoscono per nome e che quasi mai rifiutano di comprare un oggetto inutile per 2 pesos. Sembra che qui chi ha di più non si consideri su un diverso piano da chi è finito in mezzo alla strada, benestanti e poveracci si sentono partecipi allo stesso modo delle disavventure del paese.



lunedì 19 luglio 2010

oPere del MALBA

Eccoci qui finalmente a veder la luce di questa pagina nella grande rete internet. Che abbia inizio il lungo asse Bologna-Buenos Aires.
Ieri ho avuto il primo approcio con la città, dove vige l'inverno e piove a dirotto da due giorni.
C'è da dire che questo inverno, secondo loro rigidissimo, per noi è molto blando.
Comunque la pioggia torrenziale di ieri fatto sì che le scorribande a piedi si siano trasformate in una visita in uno dei musei più importanti della città, il MALBA: Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires. La visita merita non solo per la ricca collezione di artisti sud-americani, ma anche per il favoloso edificio che la ospita. La struttura è stata progettata e realizzata da 3 architetti di Cordoba di meno di 30 anni!
Nella collezione permanente, che spazia dal modernismo all'avanguardia, dall'astrattisimo al surrealismo, spiccano pezzi grossi come Frida Kahlo, Fernando Botero e Diego Riveira.
Il museo ospita inoltre mostre temporanee e questa volta era il turno del (trito e ritrito) Robert Mapplethorpe. Certo con un maestro della fotografia nord-americana non si sbaglia mai, ma ogni tanto si vorrebbe vedere qualcosa di nuovo. In ogni caso la mostra per la sua completezza offre una bella panoramica sul lavoro dell'artista, inoltre è da premiare l'audacia dei curatori che hanno dedicato un'intera sezione alle opere decisamente provocatorie e benpensantemente oscene, forse completamente assenti nelle esibizioni della nostra italietta.
Dal tetto di lamiera del mio ostello la pioggia sta cominciando a gocciare pericolosamente vicino al mio pc, quindi è proprio il caso di passare e chiudere!




domenica 18 luglio 2010

Welcome

Questa è solo una prova..

Che questa nuova avventura di Pinca Panca & Panca Pinca abbia inizio!!!!!!!!