sabato 19 marzo 2011

Elogio (ironico) alla sedentarietà

Ogni volta che leggo i post della mia amica Mery provo quella sorta di invidia benigna...Mery che gira il mondo con l'anima sempre pronta a trasformarsi in foglio bianco e di volta in volta ri-riempirsi di colori: che si tratti del grigiore milanese o dell'arancione dei muri di Buenos Aires, poco importa... Ogni posto sara' per lei nuova fonte di gioie e dolori, scoperte e delusioni... Dopo ogni parentesi di vita, però, tornera' arricchita, vedendo noi sedentari come persone sempre piu' noiose e "vecchie"...
Avremo ancora qualcosa da darle, noi umani destinati a svernare (non necessariamente, ma e' pur sempre una possibilita') nello stesso posto in cui siamo nati?
Noi che ci siamo fatti le nostre esperienze e siamo contenti così nonostante serbiamo ancora, sparsi qua e là, frammenti di curiosità da soddisfare? Noi che ogni anno ci gasiamo per la riapertura del nostro locale estivo preferito, in cui riascolteremo le solite canzoni, urlando a occhi chiusi, col braccino che si muove a ritmo e un sorriso stampato in faccia dovuto anche solo al fatto di poter uscire senza giacca? Noi che gioiamo nell'acquistare la tessera VIP per la manifestazione cinematografica "indipendente" più interessante che abbiamo? Noi che non ci stanchiamo di fare un vanto della nostra ricca scena musicale live, che ogni settimana mette alla prova le nostre doti organizzative, la nostra capacita' di conciliare doveri e svaghi
e la nostra sfacciata fortuna nei concorsi? noi che non vediamo l'ora che arrivino le ferie per vivere quello che per tutto l'anno abbiamo programmato più o meno minuziosamente e ci ha tenuto incollati agli schermi dei pc per quella che potrei ora definire la "caccia al low cost"?.. Noi che forse non incontriamo ogni giorno vagonate di persone nuove da "aggiungere agli amici", ma che riscopriamo sempre con piacere la genuinita' e spesso frivolezza delle chiacchiere coi vecchi amici, che si tratti di quelli che sentiamo ogni giorno o di quelli che perdiamo di vista di tanto in tanto, perchè sai che comunque (in genere) ci saranno sempre per te, e tu per loro.
La scrittura su iPhone e la fobia da tunnel carpale non agevola di certo i miei pensieri gia' di per se' poco ordinati...
Tutto cio' per dire, ecco, che spero noi sedentari avremo ancora qualcosa da dare alle Mery che partono... e a volte ritornano.


venerdì 18 marzo 2011

Y mirà que apenas nos conocíamos y ya la vida urdía lo necesario para desencontrarnos minuciosamente

Ehssì, ultimi giorni da residente porteña, sia per Migracciones che per l'affitto che scade tra 10 giorni e la decisione di andarmene in giro per un po' prima di rivedere i bianchi lidi della mia piccola patria.
Un tributo alla città che non dorme mai è più che dovuto.
Tre piccole scoperte per una Buenos Aires che non è assolutamente solo reggaeton y cumbia.

La Ratonera Cultural - espacio de fabricacion artistica. http://www.laratonera.com.ar/ratonera

Ci finisco per caso con la mia nuova compagna di giochi Ana. Ci spinge lì la promessa che suona una amica di amici di amici che è la sua sosia e che come lei suona il violino. Quindi ci si vede lì.
Ah un altro rito magico di Buenos Aires è darsi appuntamento in un luogo e poi scoprire, grazie alla necessaria Guia T, dove si trova e come arrivarci.
Parentesi dovutissima per elogiare la mitica Guia T. Praticamente l'unica soluzione ai problemi di orientamento in questa città di 13 milioni di abitanti. Se te la dimentichi a casa sei fregato, una volta ne ho dovuta comprare una nuova per strada.
E' un piccolo quadernetto che entra in tutte le borse o tasche e contiene la mappa di tutta la città grigliata e divisa in zone. La prima volta che ce l'hai tra le mani hai una piccola crisi di panico, perché pensi che non riuscirai mai a capire come strcacchio funziona, ma con un po' di pazienza diventerà la chiave per aprirti le porte della città.
Nelle prime pagine sono elencate tutte le vie – e bada bene! solo le vie, no piazze, solo vie – con rispettivo numero di pagina di ubicazione nella mappa e nella griglia che è divisa in lettere e numeri, un po' come a battaglia navale. Una volta trovata pagina e riferimento della calle y altura de la misma, a fronte si troverà la stessa griglia, con in ogni quadrato tutti gli autobus che passano per quella zona. Così cercando il numero di autobus che coincida con uno che passa per la tua di zona, si può raggiungere qualsiasi luogo (o quasi).
Bè sono sicura che non si sia capito un emerito....ma è proprio questo l'effetto che cercavo, il battesimo al disorientamento che provoca il reticolo porteño.
In questo caso io ho rivolto vari improperi consultando la mia Guia T, perchè il posto è a Villa Crespo, un barrio che non è assolutamente pratico da raggiungere per me che vivo en Nuñez. Non è particolarmente lontano, più che altro è parecchio all'interno della città.
Qui basicamente i meglio comunicati e i più frequentati sono i quartieri che si appoggiano alla costanera, la linea verde che costeggia il Rio de la Plata. Dunque orizzontalmente, asse nord-sud. Spingendosi all'interno i barrios si fanno più residenziali e anche più pericolosi.
Bene arrivo all'indirizzo. Ci passo davanti e vado dritta. Poi torno indietro, piccola porticina schiacciata dagli asfissianti edifici. Insegna bianca luminosa che dice: TEATRO. Lugarcito senza alcuna aspettativa. Fuori un crocchio della bella e alternativa gioventù di Buenos Aires. Salgo le scalinata lunga e stretta e una sorpresa lignea e l'aria di cultura ti avvolgono. Non è insolito, sono molti qui i bar/circoli culturali che si sviluppano in verticale, a causa della forma stretta di molti edifici. 10 pesos per l'ingresso, prezzo proletario.
Poca luce, un piccolo palco e schiacciata nel fondo una gradinata. Una ragazza sola con la sua chitarra sta strimpellando Bossa Nova. La serata è dedicata a esibizioni dal vivo di musica, letture, corti. La lettura delle poesie è penosa, ancora si dà per scontato che chi scriva poesia sappia anche leggerla.
Poi un trio di ragazze, con tipico abbigliamento da alternaz volutamente trasandato, che cantano a cappella, potenze vocali sorprendenti. Usano anche qualche percussione. Impressionante, canzoni di tradizioni antiche non solo sudamericane.
É quello che più mi piace di Buenos Aires, un altro spazio irreale, sospeso com'è questo piano nell'edificio, dove la città si apre alle più svariate performance, comprese quelle patetiche.
Alla ratonera fanno anche corsi di teatro, produzione, seminari artistici.
Mi volano via i pensieri. Tutti questi alternativozzi con le gonne colorate, rasta e sorrisi e pace dell'anima e le loro case sicuramente piene d'amore, fighissime, piene di sottobicchieri peruviani e pareti arancioni e piante in vasi con la faccia di Diego Rivera. Ma come cacchio fanno. Cioè anch'io sogno di avere quella casa piena di mobili di legno grezzo e sedie riciclate e tele colorate e piante nel bagno. Mi manca la pace dell'anima mi sa.
Sarebbe bello frequentare più spesso questa Ratonera, però è un pò troppo fuori mano per me.

È invece proprio nella mia zona, Nuñez-Belgrano, il Club Cultural Matienzo. http://clubculturalmatienzo.blogspot.com

Qui il clima è più onda urban-ribelle-etichetta indipendente. Molto radical, molto chic.
Le iniziative sono moltissime e tutte interessanti.
Ogni week end ospita vari gruppetti niente male, il martedì c'è il teatro nella terrazza, con cinque scene brevi e poi il ciclo di cinema. Sembra veramente appetitoso il mondiale della commedia di Ojo de Pez che inizia la prossima settimana. Momenti in cui proprio poca voglia di lasciare la città.
Anche qui corsi, produzione, radio, esposizioni.
Bisognerebbe mettere in sospeso tutte le proprie attività solo per seguire tutti i progetti brillanti del Matienzo.
Il baretto è una casa a due piani con terrazza, verticale again.
Le pareti del piano terra, dove ci sono il piccolo palco e il bancone del bar, sono decorate con murales colorati e opere pop, poi si salgono le scale e una stanza è dedicata alle esposizioni e le altre vuote, col pavimento di legno, per te e i tuoi amici che vi sedete per terra e vi bevete la birra e chiacchierate ignorando il concerto o le esposizioni.
Il pubblico selezionatissimo acclama un'altra canzone. È il tipico da centro cultural, aternative-chic: ragazzi magri coi capelli in faccia e vestiti estratti just in time dall'armadio della nonna.
Ce se la tira un po' al Matienzo.

E poi il mitico Konex, in Almagro. http://www.ciudadculturalkonex.org/web/index.php

Qui cambia tutto, gli spazi si aprono, enormi, quello di dentro e quello di fuori.
Luogo per pubblico molto più vasto, di concerti e serate.
Tutti i lunedì, da cinque anni, il Konex ospita la Bomba del Tiempo, gruppo di sole percussioni tutto da ballare.
Molti concerti onda balcanica, anche qui cicli di cinema e lezioni di tango.
Domenica scorsa sono andata a sentire gli Onda Vaga, gruppo di cui mi sono innamorata in una settimana (più o meno il tempo che mi occorre per innamorarmi di un ragazzo) e che ho conosciuto grazie ai miei amici autoctoni.
Il gruppo, tutti ragazzi, è nato senza pretese e da circa un anno è diventato un vero fenomeno.
Cajon, chitarre, trombe, percussioni e quattro voci sempre all'unisono.
Sono amici, si divertono e si vede. Sono bravi e si meritano la fila di gente che ho trovato per comprare il biglietto.
La musica ti avvolge e ti affascina la perfetta sintonia tra strumenti e voci.
I loro ritmi non si lasciano mai catturare da una definizione: samba, cumbia, salsa, flamenco, folklore, tango e mambo, il tutto mescolato con le più contemporanee sonorità dell'indi-rock che tanto piace all'Europina.
Ma più indi di così non si può, perché questi ragazzi non rientrano proprio in nessuna categoria.
I testi sono parte integrante del mix esplosivo e senza accorgertene li sai già a memoria.
Rolling Stone nel 2008 li ha detti banda dell'anno in Argentina e il loro primo album è stato inserito tra i primi 50 album mondiali più importanti dell'anno.
Questa scoperta è una risposta allo scetticismo musicale degli Eurocentrici, e mi ci metto anch'io nel gruppo, che mettono zero nella loro scala di interesse per questa parte di mondo. E invece mi accorgo giorno dopo giorno che l'Europa invecchia e che qui si ringiovanisce.